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Cosa comporta la celiachia?

Come abbiamo spiegato nell’articolo dedicato, la celiachia è una malattia infiammatoria a tratti autoimmuni, permanente, dell’intestino scatenata dal consumo di alimenti contenenti glutine, in soggetti geneticamente disposti. Può manifestarsi a qualunque età, con segni e sintomi estremamente variabili per intensità e per localizzazione.

Questa patologia colpisce ormai più dell’1% della popolazione, prevalentemente femminile.

Spesso si manifesta con la tipica sintomatologia intestinale (diarrea, dolori addominali, gonfiore) ma sono ormai riconosciute forme di celiachia atipiche, asintomatiche o con manifestazioni che colpiscono altri distretti anatomici.

Ne elenchiamo qualcuno tra i più frequenti:

  • Stanchezza ed affaticamento
  • Dimagrimento senza altra causa
  • Ulcere e lesioni ricorrenti al cavo orale
  • Vomito
  • Aumento del livello plasmatico delle transaminasi
  • Disturbo del ciclo mestruale
  • Disturbi della gravidanza
  • Riduzione della massa ossea (osteopenia, osteoporosi)
  • Formicolio e intorpidimento di mani e piedi

La forma più complessa da diagnosticare è sicuramente quella silente, in cui vi è completa assenza di sintomi. In questa situazione, infatti, l’individuo non percepisce alcunché ma ciò non significa che la malattia non stia facendo il suo corso. È forse il caso più pericoloso, se si considera che nel frattempo non viene generalmente seguita una dieta priva di glutine.

Ma da cosa è scatenata la celiachia?

Ancora non si conosce la natura dei fattori scatenanti ma gli studiosi concordano sul fatto che ne esistano. Pare che giochino un ruolo importante sia la quantità di glutine introdotto durante lo svezzamento, sia alcune infezioni virali. Questi dati, tuttavia, non sono definitivi.

Sicuramente è necessaria la presenza della predisposizione genetica.

In ogni caso, ciò che risulta fondamentale (e l’unica cura ad oggi disponibile) è l’eliminazione del glutine dall’alimentazione del celiaco. Anche in assenza di sintomi, infatti, come abbiamo spiegato, la malattia prosegue il suo corso, danneggiando costantemente in primis i villi intestinali.

Le conseguenze dell’ingestione del glutine in soggetti celiaci, tuttavia, non si esauriscono nel solo danno ai villi intestinali.

Come primo effetto indiretto dell’ingestione di glutine, l’individuo celiaco riporta una ridotta capacità di assorbimento dei nutrienti, che si può trasformare nei casi più gravi in sindrome da malnutrizione ma può anche defluire in altre tipologie di patologia, come l’anemia sideropenica.

Nelle donne, in particolare, si pone anche un rischio legato allo sviluppo di disturbi della fertilità (tra cui menopausa precoce, dismenorrea, endometriosi) e di complicanze in gravidanza (poliabortività, ritardo di crescita intra-uterino, prematurità).

Inoltre, è stata provata una maggiore tendenza a sviluppare, da parte di soggetti celiaci, malattie autoimmuni come tiroidite, dermatiti, diabete di tipo 1, epatiti, artriti.

Recenti studi dell’Università di Sheffield sembrano supportare anche un’incapacità di coordinare equilibrio, andatura, movimenti oculari nei pazienti celiaci che non seguono una dieta adeguata.

Che dire.. in assenza di sintomi, si può sgarrare, magari per un’occasione particolare?

Secondo noi assolutamente no, con la salute non c’è di che scherzare.

Le informazioni che trovi in questo articolo provengono da fonti certe e scientifiche.

In particolare: ISS Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, AIC Associazione Italiana Celiachia, Fondazione Umberto Veronesi.

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