La celiachia è una malattia infiammatoria a tratti autoimmuni, permanente, dell’intestino scatenata dal consumo di alimenti contenenti glutine, in soggetti geneticamente disposti. Può manifestarsi a qualunque età, con segni e sintomi estremamente variabili per intensità e per localizzazione.
In termini tecnici, è definita enteropatia infiammatoria.
Ma cosa significa effettivamente? Vediamo di fare chiarezza.
Con i suoi 400 metri quadrati di superficie, l’intestino è considerato il nostro ‘secondo cervello’. Un nomignolo strano, assegnatogli grazie all’incredibile numero di connessioni nervose che è capace di produrre (e che possono influenzare anche il nostro cervello).
Riduce il cibo in molecole, consente l’assorbimento dei minerali e dei nutrienti (in particolare della vitamina B12) ed, assimilandoli, ci restituisce l’energia di cui necessitiamo.
I primi centimetri di questo incredibile organo sono lisci ma il resto del rivestimento interno è cosparso di pieghe, piccole proiezioni (villi), a loro volta costituiti da microvilli. Sono loro a permettere all’intestino di assorbire la maggior quantità possibile di nutrienti e minerali che ingeriamo.

Sono proprio queste incredibili proiezioni che meritano attenzione quando si parla di celiachia.
Quando un individuo è geneticamente predisposto, il sistema immunitario attacca in maniera errata i villi, in realtà sani, che ricoprono la superficie dell’intestino tenue, arrivando gradualmente a distruggerli, con importanti conseguenze sull’individuo.
Il responsabile di questo effetto tossico nel celiaco è il glutine, in una delle sue frazioni proteiche che lo costituiscono, la prolamina (nel frumento chiamata gliadina).
È bene specificare che questo effetto deriva solamente dalla sua ingestione, non da contatto epidermico.
Il grado di indebolimento dei villi comporta livelli diversi di celiachia?
No ma sì.
Okay, cosa vuoi dirci?
Non esistono livelli di celiachia. Ma esiste una classificazione, la cosiddetta Classificazione di Marsh.
Questo schema non definisce, a seconda dei livelli, un diverso grado di celiachia bensì identifica solamente un diverso stadio di lesione dei villi, fotografando al contempo la situazione di altri valori connessi alla patologia (ad esempio il numero di linfociti intraepiteliali).
Ma allora come mai, ingerendo il glutine, alcuni individui manifestano sintomi debilitanti ed altri non percepiscono alcunché?
Scopriamo insieme sintomi, cause e conseguenze nell’articolo “Cosa comporta la celiachia?”
Le informazioni che trovi in questo articolo provengono da fonti certe e scientifiche.
In particolare: ISS Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, AIC Associazione Italiana Celiachia, SIPMEL Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio, PubMed [Coeliac disease, B.LLebwohl et al., Lancet, 2018]