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Pareri scientifici e sostanze che producono infiammazione

Come abbiamo spiegato nell’articolo dedicato, molti studiosi si sono interrogati su quali siano le motivazioni alla base dell’infiammazione del microbiota intestinale, andando ad indagare gli effetti di varie sostanze sui disordini dell’organismo.

Alcune tra le principali sostanze oggetto di studi da parte dei ricercatori sono enormemente frequenti nelle preparazioni gluten free dedicate ai celiaci. Si tratta di emulsionanti, addensanti, dolcificanti, polioli.

Vediamo nei particolari i risultati delle ricerche.

European Food Safety Authority

Tra i più importanti additivi delle preparazioni gluten free troviamo l’idrossipropilmetilcellulosa (HPMC), utilizzata anche per la realizzazione di alcuni farmaci ed integratori.

Si tratta di un additivo utilizzato come emulsionante ed addensante, grazie alla sua capacità di legare con l’acqua, ricreando così la viscosità tipica del glutine. Tanto più è elevata la quantità di HPMC nell’impasto, tanto più sarà importante la resa in termini produttivi delle preparazioni che la contengono.

L’EFSA (European Food Safety Authority), agenzia europea creata nel 2002 per tutelare consumatori, animali e ambiente, si è più volte espressa in merito all’effetto degli additivi alimentari sul corpo umano, in particolare sul microbiota intestinale.

In questo caso, ha evidenziato come l’idrossipropilmetilcellulosa, non digeribile dall’intestino umano, permetta di diminuire la glicemia postprandiale e consenta di mantenere dei normali livelli di colesterolo nel sangue purché ne si consumi al massimo 4g al giorno, possibilmente suddivisi in 2 pasti.

Stiamo parlando, in totale, di una quantità pari ad un cucchiaino da caffè.

È evidente che si tratta di un quantitativo davvero basso, quasi impossibile da rispettare considerando che la maggior parte dei prodotti alla base della dieta senza glutine in commercio la contengono. Ancor di più quando si fa ricorso, nel contempo, ad integratori o farmaci in cui è presente tale ingrediente.

International Journal of Environmental Research and Public Health

La Rivista Internazionale di Ricerca Ambientale e Salute Pubblica, invece, si è dedicata all’analisi dell’impatto di dolcificanti artificiali, polioli, emulsionanti, conservanti e coloranti alimentari sulla salute del microbiota intestinale nel suo complesso.

È apparso come vi siano importanti indicazioni del fatto che questi additivi alterino la composizione del microbiota, alimentando in tal senso l’infiammazione basale con conseguenti disfunzioni intestinali oltre che aumentare l’insulino-resistenza e di concerto la risposta glicemica del corpo.

American Association for Cancer Research

Gli emulsionanti sono stati anche centro d’interesse dell’analisi promossa dall’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro.

Ancora una volta il punto cruciale della questione è il microbiota intestinale, che pare svolgere un ruolo fondamentale nella tumorigenesi quando la sua composizione risulta alterata dall’infiammazione cronica low-grade. Quest’ultima, infatti, può portare a disordini metabolici quali diabete, arteriosclerosi, obesità che contribuiscono enormemente all’incidenza tumorale.

Secondo gli studiosi, gli emulsionanti distruggono le interazioni tra mucosa e batteri, inducendo l’infiammazione intestinale. Inoltre, compromettono il controllo della glicemia nel sangue e sono correlati ad un aumento nel consumo di cibo, contribuendo in tal modo ad instaurare un circolo vizioso a dir poco pericoloso.

British Journal of Nutrition

Dello stesso parere sono i ricercatori del British Journal of Nutrition, che condannano le nuove abitudini alimentari occidentali povere di nutrienti e ad elevato impatto energetico rispetto ad una sana dieta ricca di fibre e polifenoli. Elementi, quest’ultimi, che proteggono da condizioni di stimolo di patologie autoimmuni come diabete, celiachia, sindrome dell’intestino irritabile e artrite reumatoide.

Oltre il 10% dei prodotti attualmente presenti sul mercato contiene 5 o più additivi alimentari

L’effetto a lungo termine dell’assunzione giornaliera di questo cocktail è ancora in fase di studio ma di certo non promette bene.

Le evidenze scientifiche a sfavore dei tanti additivi utilizzati dai produttori non mancano.

Ciò che è ancora poco frequente, però, è l’offerta di alimenti più sani e naturali nel mercato gluten-free, dove la ricerca per sviluppare prodotti di qualità è molto più complicata.

Le informazioni che trovi in questo articolo provengono da fonti certe e scientifiche.

In particolare: EFSA Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare, AACR Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro, British Journal of Nutrition, International Journal of Environmental Research and Public Health.

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